Tra
le pagine del “Codex Atlanticus” (il Codice Atlantico con i manoscritti
attualmente conservati alla Biblioteca Ambrosiana di Milano) di Leonardo Da
Vinci rimangono celate molte verità, risiedono segreti che solamente il tempo
potrà svelarci.
Sono
serviti oltre cinquecento anni, di note atone su un foglio di carta, affinché
l’uomo potesse costruire ciò che Leonardo aveva immaginato e descritto
minuziosamente tra il 1470 e il 1480, in maniera altrettanto certosina, il pianista
polacco, Slawomir Zubrzycki, ha costruito un elegante prototipo della Viola
Organista, capace di riprodurre sulla tastiera di un pianoforte il
suono degli strumenti a corda, uno
strumento musicale a metà strada fra il clavicordo, l’organo e la viola da
gamba.
Il
debutto in un concerto presso l’Accademia di Musica di Cracovia ha raccolto
l’ammirazione di pubblico e musicisti, ammaliati dall’opera d’arte e dalla sua
capacità di trattenere le note all’infinito.
Intervistato
Zubrzycki ha risposto: «È il suono del Genio».
Dopo
tre anni e circa 5 mila ore di lavoro, è stato possibile ascoltare la melodia
del prototipo della viola organista, caratterizzata da un perfetto ingranaggio
tra tasti, corde d’acciaio e ruote avvolte in crine di cavallo con un
effetto sonoro simile a quello di un insieme di strumenti ad arco.
Non
è dato sapere se quello riprodotto fosse o meno il suono desiderato da
Leonardo, ma ci accomuniamo alle dichiarazioni dell’Artista polacco: «Non ho
idea di cosa potrebbe pensare Leonardo Da Vinci dello strumento che ho
costruito, ma spero che gli sarebbe piaciuto».