Visitiamo Vizzini in provincia di Catania, raccontadola attraverso il Parco Letterario® Giovanni Verga, un viaggio la cui atmosfera consente al viaggiatore di assaporare il piacere di riscoprire alcuni angoli della Sicilia rivisitati dallo sguardo e dalla penna del grande autore verista.
Il Parco non ha solo valenza turistica può bensì vantare una peculiarità culturale che nella sua specificità coinvolge tutte “le terre” del Verga.
Esplorare
il Parco Letterario® Giovanni Verga è un passaggio all’interno di emozioni
sprigionate dal mondo dei contadini e dei pescatori dell’ottocento siciliano; è
uno stato d’animo che fa annusare alla nostra mente l’odore del respiro della
memoria.
Il
programma è principalmente impostato sulla drammatizzazione dei percorsi
utilizzando la formula del teatro di reviviscenza.
Un
incredibile percorso lungo luoghi esistenti e viventi, capaci di rendere il
viaggiatore protagonista incredulo del Mastro Don Gesualdo, di Jeli il
pastore e di Cavalleria Rusticana, da cui Mascagni si ispirò per
il suo capolavoro.
Un
recupero di sapori meravigliosi e memorie che spalancano violentemente antichi
panorami e gettano un ponte tra natura e cultura. Il linguaggio di Giovanni
Verga (1840-1922) si può assaporare nella sua drammatica realtà, con una
passeggiata nel suo mondo fatto di viuzze suggestive e paesaggi coinvolgenti.
Il
Palazzo Trao di Mastro Don Gesualdo, la Cunziria di Cavalleria Rusticana,
le fotografie scattate dallo stesso Verga che ritraggono i personaggi e i luoghi
da lui raccontati, ci aprono la strada per Catania, l’Etna, Acitrezza e
Taormina, perla del Mediterraneo, dove Dumas, Maupassant e Lawrence si
sentivano come se si fosse vissuto per un migliaio di anni.
I
luoghi verghiani abbracciano una vasta area. Dall’entroterra siciliano delle
terre di Vizzini, circondate dall’altopiano degli Iblei, alla piana di Catania
che introduce alla città etnea che con i suoi palazzi barocchi fa da cornice
alla vita cittadina dell’illustre scrittore; dalle falde dell’Etna, ci si
rituffa nella mitica riviera dei ciclopi per rivivere l’epopea de “I
Malavoglia” nel borgo di Aci Trezza.
La
Bellezza di Vizzini nelle parole di Verga
Palazzo Trao
Percorsa la scalinata intitolata a Lucio Marineo, in via Santa
Maria dei Greci, sorge l’inconfondibile Palazzo barocco della famiglia
Ventimiglia, citato nel romanzo di Mastro Don Gesualdo. Nel prospetto è
collocata una lapide marmorea con la scritta: casa Mastro Don Gesualdo Motta.
Di particolare pregio architettonico è il portale d’ingresso lavorato in pietra
locale e le inferriate dei balconi.
«Dal
palazzo dei Trao, al di sopra del cornicione sdentato, si vedevano salire
infatti, nell’alba che cominciava a schiarire, globi di fumo denso, a ondate,
sparsi di faville». «Una vera bicocca quella casa i muri rotti,
scalcinati, corrosi, delle fenditure che scendevano dal cornicione fino a
terra; le finestre sgangherate e senza vetri; lo stemma logoro, scantonato,
appeso ad un uncino arrugginito, al di sopra della porta». Da Mastro
Don Gesualdo.
Casa Mastro-don Gesualdo
Situata
in via Santa Maria dei Greci, riveste un interesse letterario in quanto è
inserita nei percorsi Verghiani:
«Brucia
il palazzo, capite? Se ne va in fiamme tutto il quartiere! Ci ho accanto la mia
casa, perdio! - Si mise a vociare mastro - don Gesualdo Motta». Da Mastro
Don Gesualdo.
Palazzo Rubiera
Il
Palazzo Rubiera riveste un notevole interesse letterario dato che è inserito
nei percorsi Verghiani: «Una volta, al tempo dello splendore dei Rubiera,
c’era stato anche il teatro. Si vedeva tuttora l’arco dipinto a donne nude e a
colonnati, come una cappella».
«La
casa della baronessa era vastissima, messa insieme a pezzi e bocconi, a misura
che i genitori di lei andavano stanando ad uno ad uno i diversi proprietari,
sino a cacciarsi poi colla figliuola nel palazzetto dei Rubiera, e a porre ogni
cosa in comune tetti alti e bassi; finestre d’ogni grandezza, qua e là, come
capitava; il portone signorile incastrato in mezzo a facciate da catapecchie».
Da Mastro Don Gesualdo.
Palazzo La Gurna
Prima
metà del secolo XIX. In questa casa, si tenne il banchetto nuziale di Mastro
Don Gesualdo e Donna Bianca Trao. Il prospetto presenta ai lati dell’ingresso
principale due colonne su alte basi in pietra vulcanica, secondo una tipologia
costruttiva tipica degli edifici privati di Vizzini. Il nome della famiglia La
Gurna, una fra le più antiche famiglie nobili della città fu scelto dal Verga e
non è quello del casato a cui apparteneva il Palazzo.
«Nella
casa antica dei La Gurna, presa in affitto da Don Gesualdo Motta, si
aspettavano gli sposi». da Mastro Don Gesualdo.
Piazzetta di Santa Teresa
La
Chiesetta di Santa Teresa, caratterizzata da un prospetto settecentesco e l’Osteria della ‘gna Nunzia, «Turiddu,
adesso che era tornato il gatto, non bazzicava più di giorno per la
stradicciuola e smaltiva l’uggia all’osteria, con gli amici. La vigilia di
Pasqua avevano un desco un piatto di salsiccia. Come entrò compare Alfio,
soltanto dal modo in cui gli piantò gli occhi addosso, Turiddu comprese che era
venuto per quell’affare e posò la forchetta sul piatto» .... «Turiddu da
prima gli aveva presentato il bicchiere, ma compare Alfio lo scansò colla mano».
«Si scambiarono il bacio della sfida. Turiddu strinse fra i denti l’orecchio
del carrettiere, e così gli fece promessa solenne di non mancare». Da Cavalleria Rusticana.
‘A Cunziria
Situata
a Nord di Vizzini, in un luogo non privo di attrazioni naturalistici,
costeggiato da collinette e circondato da fichidindia, posto a valle, si trova
l’antico borgo artigiano chiamato la “Cunziria”. Si tratta di un villaggio
ottocentesco, luogo , vero e proprio esempio d’archeologia industriale,
costituito da un congruo numero di case, alcune a più piani, dall’aspetto semplice
ma pittoresco.
L’ubicazione
è stata dettata dalla presenza di una sorgente d'acqua, indispensabile per
conciare il cuoio, presente sopra le concerie comunemente chiamata “Fontana”,
che contribuiva a realizzare un prodotto molto apprezzato. All’interno della
“Cunziria” si trova ancora oggi la chiesetta dedicata a Sant’Eligio, della
quale oggi rimane solo la struttura. In questa chiesa, ogni domenica, si
celebrava la S. Messa per gli artigiani che non potevano recarsi in paese. Non
si conosce con certezza l’epoca di insediamento delle concerie, ma si ritiene
di poterne riportare le origini all’antica Bidi.
La
“Cunziria” ha un interesse letterario ed è inserita nei percorsi Verghiani,
collegata al duello fra compare Turiddu e compare Alfio, svoltosi lì, fra i
fichidindia.
«Turiddu
annaspò un pezzo di qua e là tra i fichidindia e poi cadde come un masso»
da Cavalleria Rusticana.
Di
recente proprietà della provincia di Catania, è in restauro ai fini della
valorizzazione storico-letteraria.
VIZZINI
Vizzini
è una delle più antiche città della Sicilia.
Le
prime notizie certe risalgono alla tarda età del bronzo.
A
questo periodo risale un "ripostiglio" rinvenuto dal Barone Ippolito
Cafici, ricadente nella Contrada "tre canali", i cui reperti vengono
custoditi ed esposti nel Museo Regionale P. Orsi di Siracusa.
Le
origini di Vizzini sono da rintracciarsi in un nucleo di pastori agricoltori
dell’età neolitica. Vizzini è citata da Cicerone nelle sue Verrine ed è
elencata da Plinio tra le città stipendiarie di Roma. Nel medioevo Vizzini fece
parte della Camera Reginale. La città ha una particolare importanza storica
artistica. La sua storia millenaria ci ha regalato monumenti d’indiscusso
valore che meritano di essere visitati.
Tra
le fonti più attendibili riferibili rispettivamente all'epoca greca e romana,
citiamo lo storico Tucidide , Cicerone (nelle Verrine) e Plinio.
La
città, dopo i greci e i romani fu dominata dai bizantini e poi dagli arabi.
Del
periodo saraceno, del quale rimane un'iscrizione in un trittico conservato
nell'attuale chiesa Madre, che documenta l'incendio patito da Vizzini in
quell'epoca.
In
epoca medievale l'abitato era circoscritto soltanto alla cima del colle detto
"Castello" ed era circondato da alte mura per ragioni di difesa (oggi
rimane traccia di queste ultime in un solo punto in cui emerge una delle torri
di difesa).
La
città conobbe un momento importante della sua storia quando, nel 1252 ,
l'Imperatore Corrado IV di Svevia le concesse il privilegio di "perpetua
demanialità".
Nel
1254, alla morte di Corrado IV il "privilegio" fu reso nullo, e V.
divenne feudo.
Tuttavia,
per ben sei volte riuscì sempre a riscattarsi.
Nel
1282, V. partecipa alla rivoluzione del Vespro Siciliano; comincia, così, la
dinastia aragonese.
Finita
la dinastia aragonese, V. divenne signoria dei duchi di Atene e di Neopatria.
Durante
la lotta civile fra latini e catalani, V. divenne un centro militare importante
della Val di Noto.
Nel
1363 V., dopo la morte della Regina Costanza, fu ridotta in baronia per usurpazione
di Manfredi Alagona. Il 19 maggio 1392 fu data la signoria di V. a Ughetto
Santapau.
A
mano a mano la città prese ad ingrandirsi, estendendosi verso est, fino a
comprendere il colle detto della "Maddalena" ed il colle denominato
"Poggio".
Vizzini,
in provincia di Catania, si trova seduta su due colli, monte Castello e monte
Calvario, da dove guarda il fiume Dirillo, il celebre Achates degli antichi
greci. Vizzini è una delle città più antiche della Sicilia come testimoniano le
innumerevoli grotte abitazioni-officine che circondano il monte Castello.
Dove
adesso ci sono i ruderi del vecchio carcere circondariale, si erigeva una
fortezza attorno alla quale era l’abitato dentro le mura.
Nel
corso dei secoli ebbe varie vicissitudini, che portarono anche alla
trasformazione del nome: dall'originario nome greco Bidi, da Be-dis (cioè andò
due volte, in riferimento al passaggio dell'antico fiume Achates dai due lati
del colle-castello), si giunse a Vizzini attraverso le variazioni attuate dagli
Arabi prima e dagli Spagnoli dopo il 1730. L’attuale Vizzini, Bidenum in latino
e spesso denominata Bizinio dagli scrittori e lessicografi, discende
dall’antica Bidis di cui parla Cicerone nelle sue Verrine (“ [...] Bidis oppidum est
tenue sane non longe Syracusa [...] ”)
e Plinio che la elenca tra le città stipendiarie di Roma.
Nel
1500, la popolazione crebbe a dismisura e, non bastando più il territorio, la
città si espanse oltre le mura edificando sull’altra collina detta monte
Calvario.
Sotto
i Normanni fu governata dal conte Roberto; durante il Medioevo conobbe la
signoria feudale degli Alagona e dei Chiaramonte, che la governarono per molto
tempo; fu tra le cinque città "reginali" dell'isola, particolarmente
amata dalla regina Bianca; insignita nel 1540 del titolo di
"obbedientissima" durante il regno di Carlo V; venduta nel 1629 da Re
Filippo e comprata da Nicolò Schittino nel 1693. Nel Medioevo Vizzini fece
parte della Camera Reginale occupando il 28° posto nel Parlamento del Regno
Siciliano ed ebbe l’appellativo di Urbis obbedients con diritto di
giurisdizione civile e criminale.
Nel
1693 fu distrutta dal terremoto che sconvolse la Sicilia orientale e con essa
crollò anche la sua fortezza. Si contarono duemila e cinquecento morti. Il 25
aprile del 1802, per real diploma dato in Palermo e reso esecutivo con
dispaccio del 15 maggio dello stesso anno, Ferdinando III concesse il titolo di
Senato come ci ricorda la lapide posta sull’ingresso del palazzo comunale
S.P.Q.B. (SENATUS POPULUS QUE BIDINENSIS).
Vizzini
offre al visitatore , il piacere di passeggiate distensive tra le facciate
delle case che si contrappongono, l’una di fronte all’altra, nelle strette
viuzze del centro storico e nel suo riccoe prezioso patrimonio artistico
costituito da chiese, palazzi, dipinti ed altri oggetti di pregevole valore.
Il
palazzo comunale, in stile neoclassico, costruito da Don Corrado Mazza nel
1800, ha tre ordini: il primo corinto, composto il secondo ed attico il terzo.
La
Chiesa Madre intitolata a S.Gregorio Magno, è edificata sull’antico palazzo
senatoriale e sulle rovine dell’antico monastero dei Benedettini.Presenta due
prospetti di valore artistico, ma con stili architettonici differenti: il
barocco ad ovest ed il gotico a sud. Il lato sud è impreziosito da un magnifico
portale gotico-catalano del XV secolo. L’interno, a tre navate suddiviso in due
file di arcate a sesto acuto che poggiano su colonne ottagonali, è arricchito
da dipinti di notevole pregio tra i quali spiccano due opere del maestro
fiorentino F.Paladini (1610-1611), un battistero del 1614 e il soffitto in
legno del Bonajuto (1786).
Nella
Chiesa dell’ Annunziata si ammirano gli affreschi tardo barocco tra i più
riposati della Sicilia.
La
Chiesa di S.Agata fu fondata da Isabella de Daquile nel 1390 e in seguito
distrutta dal terremoto del 1693. La facciata è ottocentesca mentre la porta a
tramontana è in stile gotico. All’interno, una grande pala del Bonino e la
splendida cappella del sacramento in stile tardo barocco.
L’attuale
Basilica di S.Giovanni, fu eretta nel periodo che va dal 1695 al 1712. La
facciata è elegante e fastosa nella sua architettura. All’interno, gli altari
laterali in rococò ed un organo in stile barocco-rococò.
Degni
di nota sono ancora: la chiesa e il monastero di S.Maria dei Greci, la chiesa
della Madonna del Pericolo (ricavata originariamente in una grotta e dove si
conserva il dipinto della vergine meta di pellegrinaggio), la chiesa di
S.Sebastiano, la Chiesa di S.Maria di Gesù con la statua della madonna del
Gagini (1527), il convento dei Cappuccini, Palazzo Cafici con la sua facciata a
petto di colomba e, la biblioteca comunale con gli arredi settecenteschi e i
suoi testi cinquecentini.
Museo
“Immaginario Verghiano”
Salita
Vespucci, 5 - 95049 Vizzini Tel. 0933/966.346
Aperto
dal martedì al sabato dalle 9.00 alle 13.00 dalle 15.30 alle 19.30, domenica
dalle 9.00 alle 13.00. Chiusura
settimanale Lunedì - Ingresso Gratuito.
Il
Museo(sito in un palazzo settecentesco di ben 700 mq., che fu del dottor
Gesualdo Costa, famoso medico chirurgo degli anni ’30) è all'interno del centro
storico di Vizzini, luogo altamente significativo per la comprensione delle
opere verghiane in quanto (oltre che qualificarsi per significative presenze
architettoniche medievali e tardo barocche) costituisce lo scenario concreto
della quasi totalità delle opere del grande scrittore verista: una sorta di
museo all’aperto, proiezione naturale del Museo stesso.
Il
Museo ha come cuore la Mostra permanente delle foto di Giovanni Verga, curata
da Giovanni Garra Agosta (scopritore delle foto) e Wladimiro Settimelli. Ad
arricchire la raccolta vi sono tutta una serie di cimeli, molti dei quali
relativi alla strumentazione fotografica che il Maestro utilizzava.
Il
museo contiene altre sezioni relative ad altre testimonianze dell’immaginario
verghiano:
- la Raccolta di foto di set cinematografici dei film
ispirati alle opere verghiane tra le quali quelle dello sceneggiato televisivo “Mastro
don Gesualdo” con la regia di Giacomo Vaccari e dei film di Carmine
Gallone “Cavalleria rusticana”, di Franco Zeffirelli “Cavalleria
Rusticana”; di Gabriele Lavia “La lupa”;
- la raccolta di foto sulle
rappresentazioni del “Teatro di reviviscenza” di Alfredo
Mazzone svoltesi (negli anni settanta/ottanta) a Vizzini, nei luoghi descritti
nelle novelle verghiane e che coinvolse attori del calibro di Arlondo Foa,
Regina Bianchi, Turi Ferro, Orso Maria Guerrini, Giulio Brogi, Sergio Tofano;
- “Archivi della memoria”:
una straordinaria raccolta di materiale fotografico fatto di immagini dei
luoghi e delle genti del mondo verghiano dagli anni ’20 sino alla seconda metà
del novecento, rivelatore di aspetti essenziali per la ricostruzione della
vicenda storico-antropologica delle genti degli alti iblei;
- nel
museo, infine, per consentire ai visitatori esterni di fruire in maniera
adeguata e completa del patrimonio di immagini fotografiche e videografiche che
la struttura museale contiene, sono in fase di allestimento: una
Biblioteca-Archivio fotografico tematico; due Spazi multimediali per una “lettura
integrata” dell'opera verghiana e dei suoi rapporti con il mondo
poetico verista attraverso la proiezione e/o visione digitale di film,
diapositive, documentari e l’ascolto delle opere musicali veriste.
Il
progetto museale “IMMAGINARIO VERGHIANO” ha come obiettivo il
recupero, la valorizzazione e la restituzione ad un’ampia utenza locale,
nazionale ed internazionale del patrimonio di immagini fotografiche e
cinematografiche del mondo verghiano.
L’opera
letteraria di Giovanni Verga, illustre cittadino di Vizzini, come è noto, ha
stimolato, già dal 1910 (“Cavalleria Rusticana”- regia di Emile Chautard -
Francia) registi cinematografici a realizzare film ispirati alla sua opera.
Molte
di queste opere sono di grande valore a cominciare, innanzitutto, dal
capolavoro assoluto quale fu “La Terra Trema” di Luchino
Visconti (1948), ma poi anche, per fare altri esempi: “La Lupa” di
A. Lattuada (1953), “Mastro Don Gesualdo”, sceneggiato in 6
puntate per la TV con la regia di Giacomo Vaccari (1964), “L’Amante di
Gramigna” di Carlo Lizzani, “Cavalleria Rusticana”
(1984) e “Storia di una Capinera” (1994) di Franco Zeffirelli,
“La Lupa” di Gabriele Lavia (1996).
Questo enorme patrimonio visivo, è un affresco
straordinario, lungo quasi un secolo, di come grandi artisti, attraverso
l’opera di Verga, hanno visto la Sicilia e di come l’hanno fatta conoscere al
mondo.