venerdì 15 novembre 2013

LineaMenti



Non sempre è possibile scegliere tra due facce della stessa medaglia, a volte le sfaccettature di uno stesso volto possono non quantificarsi.

È quello che accade nell’osservare le Opere di Carmelo Caracozzo, ospite con la sua “LineaMenti”, per il mese di Novembre 2013 nella pagina "ArtisticaMente".


La mostra del giovane artista siciliano si sofferma sui tratti e sullo studio espressivo generato dalla suggestione acontestualizzata del soggetto rappresentato.

Da Curatori dell’evento d’Arte abbiamo scelto le Opere da esporre e predisposto un percorso, che permetterà, a chi vorrà visitarlo, di scoprire le qualità artistiche dell’autore, un viaggio attraverso LineaMenti, in alcuni casi indefiniti, che sveleranno soprattutto la sensibilità di chi li ritrae.


Myself
 «Myself»

Il Percorso inizia con una breve nota introduttiva, che raffigura l’autore stesso, il Prologo è una autorappresentazione che filma e ferma l’immagine sull’istantanea della consapevolezza, ovvero il momento in cui l’artista scopre se stesso, prende coscienza e fa conoscenza della sua forma e del suo stile.

Ricchezza di colori a rappresentare la molteplicità delle idee e la velocità del pensiero, la limpidezza del bianco per ricordare che la Kultura risiede nella semplicità dell’animo, un corpo atono, vivacizzato da ciò che indossa e dall’espressione, umile, di chi non vuol raccontare se stesso, perché sono gli occhi di chi guarda che devono non giudicare ma comprendere.


Hold me tight
 «Hold me tight» (Stringimi forte)

L’inconscia necessità, il bisogno d’affetto e d’Amore che alberga in ognuno di noi, origina il percorso della Vita, così Hold me tight è il concepimento, nell’accezione più estesa del termine stesso. I LineaMenti, di corpo e viso, sono arricchiti dall’intima, sensuale, rappresentazione della sfera emozionale, il colore – calore: azzurro – calore umano, rosso – passione, definiscono, unitamente alle sfumature, i contorni dell’intensità di questo abbraccio d’Arte.


Una Dolce Attesa


«Una Dolce Attesa»

La Vita si rinnova, le pieghe della veste e l’incisività delle nocche delle mani, trasudano di trepidazione, la non rappresentazione del volto e del resto del corpo è lo strumento scelto per evidenziare e porre l’accento su ciò che di Dolce s’Attende.


 
Guardo, scruto ma vado oltre..

«Guardo, scruto ma vado oltre..»

Opera che è ispirata da una Foto di Nino Bartuccio, racconta tutto ciò che c’è oltre guardare e scrutare, non limitandosi a vedere, ma osservare con attenzione avvertendo tramite sensazioni per prevenire. Raccogliere in un attimo tutti i pensieri, assegnare al soggetto i propri, sperando di addivenire ad una soluzione, “andare oltre” è la necessità di ognuno di noi, a patto che si conosca la strada per potere un giorno, se questa è la volontà, tornare indietro.

 

La mia Paura
 «
La mia Paura»
Gli occhi, i LineaMenti, il tratto indeciso, rappresentano la paura; i tocchi di colore si contrastano evidenziando la metamorfosi della crisalide, ma la fermezza della mano indica la volontà di completare il processo, abbandonato il bozzolo, la forma ormai è definita, non rimane che mostrarsi, non c’è paura nell’Essere, se siamo, nessuno potrà confondere la pupa con la ninfa, essendo quest’ultima una creatura incompleta.


 
The sadness of nowhere
 «The sadness of nowhere» (La tristezza del nulla)

L’uomo è lo spartiacque tra bianco e nero, tra bene e male, tra forze che si contrastano e sfogano i loro giochi sulla debolezza del genere umano, lo sguardo fiero ma triste fissa il nulla, cercando nel bene o nel male, la risposta. Il sapere è la goccia che può far traboccare il vaso o quell’apparente stato d’animo (malinconia o euforia) che può far vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto.


 
Ignazio
 «Ignazio»

L’incertezza del depauperato contorno è funzionale alla tranquillità silente dell’immagine, la Via è indicata e lo sguardo va oltre il presente, tempo e spazio hanno un solo padrone, la Kultura.


Enough is enough
 «Enough is enough» (Troppo è troppo)

Accettare ciò che accade intorno a noi, senza sgomento. Estraneandosi…No! Non è possibile rinnegare il proprio modo di essere. Ascoltare i consigli di tutti, impadronendosi del sapere, ma mettere in pratica il proprio sapere. Non si può attendere seduto sulla sponda del fiume che le acque trasportino il corpo del nemico, perché il nemico più forte è la nostra indifferenza.


 
L'urlo degli uomini in faccia al loro destino
 
«L'urlo degli uomini in faccia al loro destino»

Dietro l’angolo, qualcuno, qualcosa ci attende, non puoi sfuggire al destino, siamo un attimo se paragonati all’Eternità, e quest’attimo è scandito, segnato e prefigurato dal destino.

LiberaMente scegliamo di essere ciò che il destino ha già deciso per Noi, la disperazione non è dovuta a ciò che il destino ci riserva, ma a tutto ciò che il destino ci impedisce  di essere.


 
Legami forti


«Legami forti»

Non riconoscersi, disorientarsi nell’oblio della passione e trovarsi disperso, senza comprendere il luogo in cui si è arrivati e soprattutto come ciò è accaduto.

Lo studio dei tessuti muscolari, la contrazione delle parti “rafforza” il legame.

L’Opera è la ricercata esemplificazione di un sogno, in cui la gelosia supera la fantasia, la quiete dei colori contrasta la “tensione” dei corpi, un inno a riscoprirsi nelle emozioni.



La Musica possiede tutti i volti che l’incontrano
«La Musica possiede tutti i volti che l’incontrano»
In questo caso la Musica incarna attraverso la pittura tutta l’Arte, osservando la scena, si riesce a percepire, in lontananza, un leggero, soave, fruscio di note sublimi, ancora non conosciute…È l’Arte, ed è Carmelo Caracozzo che ci trasmette emozioni.

Niente è definito, nessun contorno può racchiudere o circoscrivere l’Arte, sul dipinto aleggia l’indeterminatezza di chi pur non dicendo nulla riesce a infondere note di felicità.


 
Mosca Cieca
 «Mosca Cieca»

Percepire l’insicurezza del buio come soluzione per comprendere. Il buio ricercato è passione, è l’attesa di ciò che vuoi non aspettarti e che aspetti per poterti stupire.

Oltrepassare i canoni del gioco, ridurre fino ad annullare il senso della vista per accentuare tutto il resto. Al contempo enfatizzare la ricerca interiore, unico luogo dove non servono gli occhi per osservare, capire, comprendere e conoscersi.


Sensazione
 «Sensazione»

La delicatezza dei colori e la mescolanza delle tecniche sono pari alla drammaticità del momento, gli occhi si adombrano di paura e incertezza, ma i LineaMenti del viso rimangono dolci. L’espressione è quella di chi è perso, naufrago, e non ha consapevolezza e contezza del tempo, dell’infinità di un attimo. Alla non nitidezza e all’invecchiamento del non disegnato si contrappone la leggerezza delle rose e della corona che cinge il capo ed i pensieri.


 
Eyes say it all
 «Eyes say it all» (Gli occhi dicono tutto)

Il viso segnato dal tempo, la stempiatura e il fluire della barba fino a perdersi tra i pensieri, accentuano ed evidenziano l’espressività dello sguardo.

Occhi che parlano, che raccontano prima dell’Uomo e dopo di ciò che hanno visto, occhi che trasmettono a chi li guarda la tranquillità di chi non deve più chiedere, non perché ha già ricevuto, ma solo perché è stato lui a dare.

L’Artista si da, non chiede, solo donandosi completamente alla Kultura può realmente comprendersi.


Attesa
 «Attesa»

I momenti della passione sono seguiti dall’«Attesa», la rilassatezza dei muscoli tradisce un senso di sazietà, di rassegnatezza, ma è soltanto la calma apparente prima della riperpetuazione del rito, che ricomincia con la richiesta d’affetto: «Hold me tight».

Come in un percorso circolare inizio e fine si rincorrono, inscenando un rinnovamento dell’arte all’interno del viaggio stesso, un ciclo che ancor prima di chiudersi si ripete, che prima di iniziare è già concluso, ma la predestinazione della Kultura è racchiusa ne «La Vita»,

La Vita


una corona di spine attende il Suo Re, ma il Suo Regno non ha confini, nel tempo e nello spazio, perché la Sua dimensione è l’Eternità.


Autoritratti
 «Autoritratti»

L’Epilogo della mostra, fa da contraltare all’introduzione, lo stesso Caracozzo definisce con queste parole Autoritratti «Ogni uomo nasce gemello, colui che è, e colui che crede di essere» in mezzo a questa definizione dimora ciò che gli altri pensano, ma giustamente l’Artista ha la consapevolezza di poter essere più o meno apprezzato, il suo lavoro è indirizzato agli altri, ma soprattutto a se stesso.

Nonostante i dettagli ed i particolari dell’abbigliamento, l’Uomo Carmelo, è nudo, se lo guardi negli occhi scorgi l’anima e ti chiedi di cosa non ha paura..la risposta è racchiusa, per comparazione, nelle sue opere

Prologo ed Epilogo coincidono nel ciclo della Kultura, lasciando aperte le porte dell’arte, affinché ogni Artista si rinnovi, non giudicando se stesso.


 


LineaMenti

Semplici tratti si rincorrono giocondi

invadendo il candore di bianco vestito,

l’Artista attende i momenti fecondi,

per ingannare con eleganza l’arte di esser gestito.

Chiedendo agli altri e a se stesso

quale personaggio offusca il tremolar della calura

trova soluzione nel compromesso,

non riconoscendosi nella paura.

Rallegra il tuo viso

e senza timore alcuno

incidi con tratto deciso

il tuo Esser non può scalfirlo nessuno.