mercoledì 20 novembre 2013

IncertuMente

Incontriamo Giuseppe Greco, Architetto – Artista e Artista – Architetto, a riprova che nello scorrere del tempo e nel fluttuar dell’Arte nei meandri e nelle anse del fiume della Kultura, ci si perde per poi ritrovarsi, nell’intimità del pensiero, più vissuti, ma effervescenti e vivi, sempre incapaci di esternare tutte le emozioni che pervadono il cuore ma trepidanti nel voler provare a manifestarle, attraverso la destrezza della mano, con la raffinatezza della Mente.
Opus incertum
Non è un limite non riuscire a mostrarsi completamente, è un inconscio senso di rispetto che nell’Opera Vita ognuno di Noi tributa a se stesso e al personale Dogma, preservando l’incertum della propria intimità dalla certezza delle verità altrui.
Dall’assunto pirallendiano che il Kaos è il massimo degli Ordini discende che l’incertum è il massimo della certezza. Ed è il Kaos che ci consente di riordinare l’incerto e osservare attraverso un approccio spirituale due Opere di Giuseppe Greco.
Opus incertum; anno: 2011, dim. 62,5 x 52,5 cm, tecnica: acrilico, cellulosa di carta e vernici su pannello di Mdf. Definita dall’autore come la certezza dell’incertezza.
Teo Kratos; anno: 2012, dim. 40x40 cm, tecnica: mista acrilico, garze imbibite a tempera su tela.
Esplicitata attraverso la nota: ....ed il Dogma si fece colore...agli occhi degli uomini.

Teo Kratos
L’apparente indeterminatezza accomuna e divide concettualmente le Opere, la voluta non definita rappresentazione dei quadrati è l’incertum del mondriano Teo Kratos, dove il baricentro della figura non corrisponde al baricentro delle masse dei quattro quadrati, ai sistemi cruciformi evidenti è delegata la missione di prospettare, ma non svelare, la vera Croce che sottende all’Onnipresenza dell’Occhio della Provvidenza.
La definizione delle parti ricomprese nel Tutto, emblema di Opus Incertum dove ogni singolo pezzo è inscindibilmente legato attraverso il giallo della Fuga rappresenta la forza (potenza) di Teo Kratos.
La differenza ontologica, incontro metafisico tra trascendenza e immanenza, è il confine tra le due Opere che trovano comunione nei simbolismi, accentuati dalla conformità cromatica.
Ciò che risiede nell’essere, onnicomprende principio e fine, la certezza dell’Incertum accentuata dalla predominanza della spiritualità, coopta le Isole cromaticamente indecise, poiché facendo parte la loro essenza di un unicum, non potranno avere un’esistenza separata.
La visione combinata delle Opere esalta l’analisi di dettaglio di ognuna, Teo Kratos quadripartisce la sfera dell’esistenza umana, l’individuo nella consapevolezza della sua umanità, rappresentata dal peccato e dalla terra, cerca la Via spirituale, la sua ricerca è ordita come la trama della garza, serve per curare le ferite del corpo, ma dogmaticamente anche quelle dell’anima.
Opus Incertum, rafforza la sua indeterminatezza nella duplice vista, percepibile dalla firma angolare, una possibile rotazione che rappresenta il punto di vista, niente è così come appare, il vero senso delle cose apre le porte del sapere.
Opus Incertum
Le strade si dividono e si ritrovano nell’unica Via possibile, perché è nell’Opus Incertum che trova posizione la certezza di essere parte inconsapevole del Tutto, è nel cruciforme sbilanciamento della Onnipresente Spiritualità che il Dogma di Teo Kratos riesce a manifestarsi agli occhi degli Uomini. È incerto ciò che il nostro occhio non è abituato a vedere, osservare le nostre incertezze è lo strumento analitico di una indeterminatezza in via di definizione.
Lasciare il certo per l’incertum non è una rinuncia, ma è l’opportunità che ci consente di non bruciare i tempi dell’attesa, ogni attimo va vissuto nell’attimo stesso in cui si vive, i bambini devono vivere l’età dell’infanzia, i ragazzi l’età dell’adolescenza, chi diventa grande prima di esserlo, non si arrichisce, ma non assapora parte della Vita.
Forse è la Luce, la Via di Fuga, la certezza dell’incertum?

 
Opus Incertum
Siamo Isole,
tettonicamente insovrapponibili,
scenario dell’Onnipresente Spiritualità avita.
Complici,
che occupano nell’indeterminatezza,
la certezza dell’incertum.
Inconsapevoli tasselli del mosaico,
imprecisi nella forma,
ma, insieme, espressione definita del Tutto.