Incontriamo
Giuseppe Greco, Architetto – Artista e Artista – Architetto, a riprova che
nello scorrere del tempo e nel fluttuar dell’Arte nei meandri e nelle anse del
fiume della Kultura, ci si perde per poi ritrovarsi, nell’intimità del pensiero,
più vissuti, ma effervescenti e vivi, sempre incapaci di esternare tutte le
emozioni che pervadono il cuore ma trepidanti nel voler provare a manifestarle,
attraverso la destrezza della mano, con la raffinatezza della Mente.
Non
è un limite non riuscire a mostrarsi completamente, è un inconscio senso
di rispetto che nell’Opera Vita ognuno di Noi tributa a se stesso e al
personale Dogma, preservando l’incertum della propria intimità
dalla certezza delle verità altrui.![]() |
Opus incertum |
Dall’assunto
pirallendiano che il Kaos è il massimo degli Ordini discende che l’incertum è
il massimo della certezza. Ed è il Kaos che ci consente di riordinare l’incerto
e osservare attraverso un approccio spirituale due Opere di Giuseppe Greco.
Opus
incertum; anno: 2011, dim. 62,5 x
52,5 cm, tecnica: acrilico, cellulosa di carta e vernici su pannello di Mdf.
Definita dall’autore come la certezza dell’incertezza.
Teo Kratos; anno: 2012, dim. 40x40 cm, tecnica: mista
acrilico, garze imbibite a tempera su tela.
Esplicitata
attraverso la nota: ....ed il Dogma si fece colore...agli occhi degli uomini.
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Teo Kratos |
L’apparente
indeterminatezza accomuna e divide concettualmente le Opere, la voluta non
definita rappresentazione dei quadrati è l’incertum del mondriano Teo Kratos,
dove il baricentro della figura non corrisponde al baricentro delle masse dei
quattro quadrati, ai sistemi cruciformi evidenti è delegata la missione di
prospettare, ma non svelare, la vera Croce che sottende all’Onnipresenza
dell’Occhio della Provvidenza.
La definizione delle
parti ricomprese nel Tutto, emblema di Opus Incertum dove ogni
singolo pezzo è inscindibilmente legato attraverso il giallo della Fuga rappresenta la forza (potenza) di Teo Kratos.
La differenza
ontologica, incontro metafisico tra trascendenza e immanenza, è il confine tra
le due Opere che trovano comunione nei simbolismi, accentuati dalla conformità
cromatica.
Ciò
che risiede nell’essere, onnicomprende principio e fine, la certezza dell’Incertum
accentuata dalla predominanza della spiritualità, coopta le Isole cromaticamente
indecise, poiché facendo parte la loro essenza di un unicum, non
potranno avere un’esistenza separata.
La visione combinata
delle Opere esalta l’analisi di dettaglio di ognuna, Teo Kratos quadripartisce
la sfera dell’esistenza umana, l’individuo nella consapevolezza della sua
umanità, rappresentata dal peccato e dalla terra, cerca la Via spirituale, la
sua ricerca è ordita come la trama della garza, serve per curare le ferite del
corpo, ma dogmaticamente anche quelle dell’anima.
Opus Incertum, rafforza
la sua indeterminatezza nella duplice vista, percepibile dalla firma angolare,
una possibile rotazione che rappresenta il punto di vista, niente è così come
appare, il vero senso delle cose apre le porte del sapere.
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Opus Incertum |
Le
strade si dividono e si ritrovano nell’unica Via possibile, perché è nell’Opus
Incertum che trova posizione la certezza di essere parte inconsapevole del
Tutto, è nel cruciforme sbilanciamento della Onnipresente Spiritualità che il
Dogma di Teo Kratos riesce a manifestarsi agli occhi degli Uomini. È incerto
ciò che il nostro occhio non è abituato a vedere, osservare le nostre
incertezze è lo strumento analitico di una indeterminatezza in via di
definizione.
Lasciare
il certo per l’incertum non è una rinuncia, ma è l’opportunità che ci consente
di non bruciare i tempi dell’attesa, ogni attimo va vissuto nell’attimo stesso
in cui si vive, i bambini devono vivere l’età dell’infanzia, i ragazzi l’età
dell’adolescenza, chi diventa grande prima di esserlo, non si arrichisce, ma
non assapora parte della Vita.
Forse
è la Luce, la Via di Fuga, la certezza dell’incertum?
Opus
Incertum
Siamo
Isole,
tettonicamente
insovrapponibili,
scenario
dell’Onnipresente Spiritualità avita.
Complici,
che
occupano nell’indeterminatezza,
la
certezza dell’incertum.
Inconsapevoli
tasselli del mosaico,
imprecisi
nella forma,
ma,
insieme, espressione definita del Tutto.