Accade che l’attenzione
nel contemplare e nell’apprezzare la “Bellezza” dell’Arte, sia distolta dalla
cacofonica voce, intrisa di laconica cadenza dialettale, che sbandiera gli
ammonimenti del leone in gabbia, della belva ferita che conscia di aver perso il
regno ed i sudditi, prova con le sue dichiarazioni, assimilabili a ordini o
direttive, a scuotere gli impauriti affiliati.
Trova
la parola e parla, ribadendo a chi non lo ricordasse chi è il capo, o meglio
chi è il capo dei capi.
Parole
che stridono con la Bellezza di ciò che stavo osservando, la mia Terra.
Parole
pensate ed indirizzate a chi le dovrà ascoltare.
Facendo
proprie le parole di Fabrizio Moro, è utile esprimere l’orgoglio della propria
appartenenza, che è la vera sicilianità, valore inestimabile, deturpato
dall’inappropriatezza di chi non rispetta la propria terra ed i propri
corregionali.