martedì 20 ottobre 2015

Monet_non_mente



Monet dalle Collezioni del Musée d’Orsay, un’eccezionale rassegna monografica dedicata al grande maestro francese, la collaborazione tra la Città di Torino, e l’asse Musée d’Orsay e gruppo Skira, inaugurata nel 2012 con la mostra di Degas e proseguita nel 2013 con Renoir alla GAM, si rinnova con una straordinaria esposizione dedicata a Claude Monet (1840-1926), tra i protagonisti, con Manet, Sisley, Degas, Pissarro, Cézanne e Renoir, della grande stagione dell’Impressionismo francese, tra gli anni Ottanta dell’Ottocento e il primo ventennio del Novecento.
 

Preparatevi ad immergervi in un’ondata di colore. La mostra, allestita al primo piano della GAM di Torino, nella sala dell’Exhibition Area, all’interno del percorso delle collezioni permanenti, ospita quaranta capolavori di Monet, che evocheranno lo splendore dei paesaggi impressionisti e dei leggiadri ritratti delle donne di fine Ottocento, luce e colore sono i veri protagonisti di questa eccezionale rassegna monografica.
Infatti il Musée d’Orsay, che conserva la collezione più importante dell’opera dell’artista, ha concesso per quattro mesi oltre quaranta capolavori, per dare vita a una speciale rassegna che documenta l’attività del maestro, testimoniando i momenti più significativi e le svolte che, partendo dagli esordi, hanno portato l’artista a essere considerato il padre dell’Impressionismo.
La curatela della mostra è affidata a Xavier Rey, Conservatore presso il Musée d’Orsay e specialista di Monet, e a Virginia Bertone, Conservatrice della GAM di Torino.



Nato a Parigi nel 1840, Claude Monet viene considerato il padre dell’Impressionismo, il movimento che rivoluzionò la pittura europea della fine dell'Ottocento. Nessun artista più di Claude Monet (1840-1926) ha cercato di catturare l’essenza della luce sulla tela. Di lui Cézanne soleva dire: “Monet non è che un occhio, ma, buon Dio, che occhio!”. Tra tutti gli impressionisti, fu lui a rimanere sempre totalmente aderente al principio di fedeltà assoluta alla sensazione visiva, dipingendo direttamente l’oggetto sulla tela.
Dopo un esordio all’insegna del realismo courbettiano negli anni 60 dell’Ottocento, i dipinti di Monet mostrano la cifra più pura dell’Impressionismo, prima di dare vita, inizialmente tramite uno sguardo sempre più acuto e penetrante, poi attraverso una libertà e un lirismo sempre più marcati, a un intero capitolo dell’arte del XX secolo.
A rendere la mostra di eccezionale interesse è la concessione di prestiti di diverse opere mai prima presentate in Italia: un esempio su tutti è quello del grande frammento centrale de Le déjeuner sur l’herbe, opera capitale nel percorso di Monet per la precoce affermazione di una nuova, audace concezione della pittura en plein air e come passaggio cruciale per giungere all’Impressionismo.
 


Questo frammento, unitamente ad un secondo anche questo conservato al museo d'Orsay, rappresentano le uniche memorie della monumentale tela Colazione sull'erba di Monet. Cominciata nella primavera del 1865, l'opera misurava più di quattro metri per sei e doveva rappresentare un omaggio, ma anche una sfida, nei confronti di Manet il cui quadro, con il medesimo titolo, era stato oggetto di commenti sarcastici e di aspre critiche da parte del pubblico in occasione della sua esposizione al Salon des Refusés nel 1863. Il progetto fu tuttavia abbandonato nel 1866, poco prima dell'inaugurazione del Salon per il quale l'opera era destinata.
Nel 1920, il pittore racconta in prima persona cosa ne era stato del quadro: "Dovevo l'affitto al proprietario di casa e, non potendo fare altrimenti, gli ho dato in pegno la tela che costui ha tenuto avvolta in cantina. Quando finalmente sono riuscito a procurarmi la somma necessaria per riprenderla indietro, capirete bene che la tela aveva avuto tutto il tempo necessario per ammuffire". Monet recupera la tela nel 1884, la taglia e ne conserva solo tre frammenti il terzo dei quali è oggi scomparso.
Monet aveva iniziato eseguendo una serie di studi dal vero, di piccole dimensioni, per poi tracciare in bottega uno schizzo molto accurato (Mosca, museo Pouchkine). La differenza più sostanziale tra lo schizzo e la tela definitiva consiste nell'aver sostituito il giovane uomo imberbe, seduto sulla tovaglia, con un tipo robusto e barbuto che assomiglia in modo impressionante a Courbet. Quest'ultimo aveva fatto visita a Monet e Bazille nella bottega che i due artisti condividevano nel corso dell'inverno 1865-1866. A detta di Bazille, Courbet sarebbe "rimasto incantato" alla vista della Colazione. Questa testimonianza differisce da quella di Gustave Geffroy, secondo il quale i commenti di Courbet sarebbero stati la causa dell'abbandono della Colazione. Queste due versioni non sono incompatibili, nel senso che una non esclude l'altra. Un parere sfavorevole, infatti, avrebbe potuto essere formulato dopo uno positivo. Facile dunque intuire lo sconcerto provato da Manet, che nel maggio del 1865 si rivolgeva in questi termini a Bazille: "Penso soltanto al mio quadro al punto che, al solo pensiero di fallire, credo che impazzirei", nell'apprendere di una benché minima riserva da parte del maestro dell'avanguardia.
Criticato o no da Courbet, Monet doveva essere perfettamente conscio delle difficoltà incontrate nella trasposizione in scala monumentale dello schizzo. Il pittore accentua i contrasti di luce, “aumenta” i colori e preserva con maggiore fatica lo splendore, la spontaneità degli studi. Nell'aprile del 1866, rendendosi conto dell'impossibilità di portare a termine l'immensa pittura per il Salon, Monet annuncia ad Armand Gautier la sua decisione di “lasciare da parte per il momento tutte le grandi cose avviate che mi farebbero solo sprecare denaro e mi metterebbero in difficoltà”.
 


L’acqua, che rifrange e riflette la luce, è uno strumento chiave in grado di suggerire le “impressioni” e le continue variazioni delle condizioni atmosferiche. Diventa, per Claude Monet, soggetto e protagonista materia vivente per la quale prova un’attrazione irresistibile. Ne sono un magnifico esempio i luoghi da lui dipinti tra i quali le meravigliose raffigurazioni, presenti in mostra, di Argenteuil, Vétheuil, Etretat, Londra.
Per meglio contestualizzare questa straordinaria presenza, cui si lega anche il superbo ritratto a figura intera di Madame Louis Joachim Gaudibert, sono stati selezionati due prestigiosi nuclei di dipinti che documentano i luoghi che accolsero le fasi decisive della sua ricerca, da un lato gli studi dei riflessi della luce sull’acqua ad Argenteuil, dall’altro quelli legati al soggiorno di Vétheuil, che riprendono nello studio della resa luminosa della neve il precoce motivo de La pie (La gazza), anch’essa esposta.
 


Tra le opere rare poste in apertura di percorso è il trittico composto e appartenuto al mercante Durand-Ruel, la cui azione fu decisa per l’affermazione dell’Impressionismo e che svolse un ruolo di primo piano anche nelle vicende biografiche di Monet: la composizione vede al centro il dipinto di Camille Pissaro, Entrée du village de Voisins (1872), affiancato a sinistra da Alfred Sisley, L’ile Saint-Denis (1872), e a destra da Claude Monet, Bateaux de plaisance (1872).


La mostra documenta momenti decisivi di un arco cronologico che giunge sino al 1886, anno in cui Monet realizza l’emblematica figura intrisa di luce dell’Essai de figure en plein air Femme à l’ombrelle tournée vers droite, affiancando ad essa capolavori  come La rue Montergueil, à Paris. Fête du 30 juin 1878, con l’immagine delle bandiere che si sfaldano nella luce parigina o Les villas à Bordighera (1884) che restituisce gli sfolgoranti colori che egli registra nel suo primo soggiorno nella Riviera ligure.
Ad evocare la ricchezza dell’ultima parte della produzione dell’artista sono altre  presenze d’eccezione come le due straordinarie versioni della Cattedrale di Rouen: Le portail, temps gris e Le portail et la tour Saint-Romain, plein soleil: qui il gioco di scelte cromatiche quasi antitetiche rimanda alla messa a punto di serie e ripetizioni che egli compone tra gli anni Ottanta e la fine degli anni Novanta, mentre in Londres, le Parlement, l’architettura monumentale del parlamento inglese è ormai pressoché dissolta nella luce.
L’esposizione consentirà dunque di mettere a fuoco alcuni tratti decisivi della complessa evoluzione del percorso artistico di Monet, evidenziando la varietà e qualità della sua tecnica pittorica, concentrando lo sguardo su temi e innovative soluzioni che ne fanno il padre indiscusso dell’arte moderna.

 
Info:
GAM - Galleria d'Arte Moderna
Via Magenta 31 – Torino
Tel. 011.0881178
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