sabato 24 ottobre 2015

AllusivaMente


In un tranquillo giovedì di ottobre, nel pieno di un periodo di grande prosperità economica per il paese, l’America si risvegliò bruscamente dal sogno di ricchezza per ritrovarsi a vivere uno dei peggiori incubi della sua storia: il crollo di Wall Street, per questo motivo il 24 ottobre 1929 fu battezzato il giovedì nero della borsa, infatti in questa data si materializzò l’inizio della crisi di Wall Street, culminato nel definitivo crollo del 29 ottobre (“martedì nero”). A determinarlo fu la corsa sfrenata alla vendita di azioni che bruciò il valore dei titoli, portando al collasso il mercato.
 

In pochi giorni andarono in fumo gli investimenti di un milione di americani, per molti di essi i risparmi di una vita. Molti non ressero allo shock e si tolsero la vita gettandosi dai balconi del palazzo della borsa.
Furono i primi tragici effetti della grande bolla speculativa che si era materializzata negli anni precedenti, in cui banchieri e speculatori senza scrupoli avevano falsato il mercato gonfiando il valore dei titoli e promettendo, con la complicità di consulenti disonesti, enormi guadagni ai piccoli investitori. Quelle poche sirene contrarie erano state messe alla gogna con l’accusa di antipatriottismo.
Per gli Usa e l’Occidente ebbe inizio una drammatica stagione di disoccupazione e impoverimento che passerà alla storia con il nome di Grande Depressione. Al di qua e al di là dell’oceano si vedevano le stesse immagini: negli Usa, in Germania, in Gran Bretagna e in Italia milioni di disoccupati a marciare per protesta (le cosiddette “marce contro la fame”) e altrettanti disperati in fila per un tozzo di pane.
Pochi giorni dopo l’acclarata crisi economica mondiale viene inaugurato il MoMA (Museo di Arte Moderna) di New York, grazie alla caparbietà di tre donne dell’alta borghesia americana che rese possibile un’opera cruciale per la memoria di un secolo e più di ingegno e creatività.
L’anima del gruppo era Abby Aldrich Rockefeller, moglie dell'ultimogenito dell'uomo più ricco del mondo (il petroliere John Davison Rockefeller), che coinvolse due sue amiche nell’impresa di dar vita a un nuovo spazio espositivo artistico nella Grande Mela. Trovati i fondi, affittarono un'area di sei stanze al dodicesimo piano del Manhattan’s Heckscher Building.
Inaugurata il 7 novembre del 1929, con l'America in ginocchio per il drammatico crollo della borsa, la nuova struttura rappresentava uno dei primi esempi di musei esclusivamente dedicati all’arte moderna e d’avanguardia. Tuttavia non fu facile per The Ladies (“le signore”, soprannome dato alle tre donne promotrici del progetto) attirare nuovi finanziamenti per acquisire opere e ampliare i locali.
Nei decenni successivi la collezione crebbe notevolmente, fino ad arrivare agli straordinari numeri di oggi: 150.000 opere, 22.000 film e 4 milioni di fermi immagine; ad essi va aggiunto l'immenso patrimonio suddiviso tra la biblioteca e gli archivi del MoMA: più di 300.000 libri e periodici, corredati dalle schede personali di oltre 70.000 artisti.
 

Il nucleo di maggior prestigio è costituito dalle opere dei maestri della pittura europea: dall'impressionismo di Claude Monet al postimpressionismo di Vincent Van Gogh (con la celebre “Notte stellata”) ed Henri Matisse (con la prima versione de “La danza”), arrivando al cubismo di Picasso (di cui sono esposte numerose opere) e alla Pop Art di Andy Warhol.
Sarà proprio l’Arte a guidare il mondo fuori dalla crisi, potremmo raffigurare la bolla speculativa e l’illusione che portò al crack del 1929, il dipinto realizzato da René Magritte esposto nel Los Angeles County Museum of Art (LACMA)
 


Ceci n'est pas une pipe, ossia “questo non è una pipa".
Eppure quella che stiamo guardando nel quadro è proprio una pipa, ci chiediamo se la didascalia è forse questa la negazione di una palese realtà? No, non lo è! Possiamo forse prenderla, riempirla di tabacco e fumarla? La risposta e quindi la didascalia è implicitamente corretta; ovvio che no, infatti questo è un quadro (ecco perché usa "ceci", aggettivo maschile, e non "cette-ci" come sarebbe più corretto per la pipa) che rappresenta un oggetto che conosciamo e riconosciamo guardandolo, ma al tempo stesso questo oggetto non è reale, è immateriale.
Il titolo del quadro è "La Trahison des images", ossia il “tradimento delle immagini”: non tutto quello che vediamo è quello che sembra.
Un concetto filosofico impartitoci da un maestro del surrealismo che lancia una sfida alla convenzione linguistica dell’identificare l’immagine di un qualcosa come quel qualcosa in sé. Magritte ci mette davanti questo paradosso, facendoci riflettere su quanto sia complessa la comunicazione e di come la società abitualmente guarda le cose in maniera superficiale.
"Ceci n'est pas une pipe" è una provocazione, con un testo sintetico che richiama lo stile pubblicitario (Magritte iniziò la sua carriera come grafico), che ci ricorda la differenza tra la realtà tangibile e l’impalpabile rappresentazione di essa, la contraddizione dell’opera si ripropone attraverso la multirappresentazione, “Il tradimento delle immagini” è stata riprodotta in circa cinque versioni; questa tendenza alla riproduzione multipla sembra quasi una sconfitta, o meglio una contraddizione rispetto all’accezione surrealista che, invece, sembrava voler scongiurare il pericolo della riproduzione di massa. Contrariamente, potremmo interpretare il ricorso al multiplo associandolo all’idea freudiana di perturbante e coazione a ripetere, ovvero il ritorno dell’arcaico caricato di una terribile pulsione di morte, il palesarsi di quest’ultima nel mezzo della vita, probabilmente ciò che pervase o che pervade coloro che mistificando la realtà cercano di fare apparire oro tutto ciò che luccica o meglio segnali di ripresa quelli indotti da semplici artifici contabili che modificano l’apparenza e non la struttura economica di una società forse troppo stanca per gridare al tradimento.
"Questo è lavoro" è la  didascalia del "quadro" che viene riprodotto dai maestri della comunicazione! Ma purtroppo, come nel caso della pipa, puoi prenderlo? Riesci a trovare lavoro? "Il Tradimento delle immagini"!