Accade che l’attenzione
nel contemplare e nell’apprezzare la “Bellezza” dell’Arte, sia distolta dalla
cacofonica voce, intrisa di laconica cadenza dialettale, che sbandiera gli
ammonimenti del leone in gabbia, della belva ferita che conscia di aver perso il
regno ed i sudditi, prova con le sue dichiarazioni, assimilabili a ordini o
direttive, a scuotere gli impauriti affiliati.
Trova
la parola e parla, ribadendo a chi non lo ricordasse chi è il capo, o meglio
chi è il capo dei capi.
Parole
che stridono con la Bellezza di ciò che stavo osservando, la mia Terra.
Parole
pensate ed indirizzate a chi le dovrà ascoltare.
Facendo
proprie le parole di Fabrizio Moro, è utile esprimere l’orgoglio della propria
appartenenza, che è la vera sicilianità, valore inestimabile, deturpato
dall’inappropriatezza di chi non rispetta la propria terra ed i propri
corregionali.
Pensa (Fabrizio Moro)
Ci sono stati uomini che hanno scritto pagine
Appunti di una vita dal valore inestimabile
Insostituibili perché hanno denunciato
il più corrotto dei sistemi troppo spesso ignorato
Uomini o angeli mandati sulla terra per combattere
una guerra
di faide e di famiglie sparse come tante biglie
su un isola di sangue che fra tante meraviglie
fra limoni e fra conchiglie... massacra figli e
figlie
di una generazione costretta a non guardare
a parlare a bassa voce a spegnere la luce
a commentare in pace ogni pallottola nell'aria
ogni cadavere in un fosso
Ci sono stati uomini che passo dopo passo
hanno lasciato un segno con coraggio e con impegno
con dedizione contro un'istituzione organizzata
cosa nostra... cosa vostra... cos'è vostro?
è nostra... la libertà di dire
che gli occhi sono fatti per guardare
La bocca per parlare le orecchie ascoltano...
Non solo musica non solo musica
La testa si gira e aggiusta la mira ragiona
A volte condanna a volte perdona
Semplicemente
Pensa prima di sparare
Pensa prima di dire e di giudicare prova a pensare
Pensa prima di dire e di giudicare prova a pensare
Pensa che puoi decidere tu
Resta un attimo soltanto un attimo di più
Con la testa fra le mani
Ci sono stati uomini che sono morti giovani
Ma consapevoli che le loro idee
Sarebbero rimaste nei secoli come parole iperbole
Intatte e reali come piccoli miracoli
Idee di uguaglianza idee di educazione
Contro ogni uomo che eserciti oppressione
Contro ogni suo simile contro chi è più debole
Contro chi sotterra la coscienza nel cemento
Pensa prima di sparare
Pensa prima di dire e di giudicare prova a pensare
Pensa che puoi decidere tu
Resta un attimo soltanto un attimo di più
Con la testa fra le mani
Ci sono stati uomini che hanno continuato
Nonostante intorno fosse [tutto bruciato)
Perché in fondo questa vita non ha significato
Se hai paura di una bomba o di un fucile puntato
Gli uomini passano e passa una canzone
Ma nessuno potrà fermare mai la convinzione
Che la giustizia no... non è solo un'illusione
Pensa prima di sparare
Pensa prima dì dire e di giudicare prova a pensare
Pensa che puoi decidere tu
Resta un attimo soltanto un attimo di più
Con la testa fra le mani
Pensa.
Ed è perché penso che ti
chiedo e mi chiedo:
«Allora dimmi se tu sai
contare,
dimmi se sai anche
camminare,
contare, camminare
insieme a cantare
la storia di Peppino e
degli amici siciliani..
Allora..
1,2,3,4,5,10,100 passi!..
1,2,3,4,5,10,100 passi!..
1,2,3,4,5,10,100
passi!..
1,2,3,4,5,10,100 passi!» (I Cento Passi, Modena City Ramblers).
Tra mille difficoltà un Popolo risorge,
un alito, se unito ad altri 1,2,3,4,5,10,100, mille può diventare un ciclone e spazzare il velo
di tristezza che offusca questa Terra, opprimendone sviluppo ed opportunità.
Non ci sono più struzzi, la testa ormai
è fuori dalla sabbia, continuare ad essere Noi stessi è un diritto e un dovere
che dobbiamo tributare, con orgoglio, ai nostri Figli, perché la nostra Storia
è racchiusa in queste parole:
Cuore (Jovanotti)
Migliaia di ragazzi in
piazza a Palermo
un saluto alla bara del
giudice Falcone,
hanno bisogno di una
risposta.
Hanno bisogno di
protezione.
I ragazzi son stanchi
dei boss al potere;
i ragazzi non possono
stare a vedere,
la terra sulla quale
crescerà il loro frutto bruciato
ed ad ogni loro ideale
distrutto.
I ragazzi denunciano
chiunque acconsenta
col proprio silenzio
un'azione violenta.
I ragazzi son stanchi e
sono nervosi,
in nome di Dio a
fanculo i mafiosi.
I ragazzi denunciano
chi guida lo stato
per non essersi mai
abbastanza impegnato,
a creare una via per
chi vuole operare,
senza esser costretto
per forza a rubare,
per creare una via per
gli uomini onesti,
per dare ai bambini
valori robusti
che non crollino appena
si arriva ai 18,
accorgendosi che questo
mondo è corrotto.
I ragazzi non credono
ad una parola
di quello che oggi
c'insegna la scuola.
I ragazzi diffidano di
ogni proposta
non stanno cercando
nessuna risposta,
ma fatti, giustizia,
rigore morale
da parte di chi calza
questo stivale.
I ragazzi hanno il
tempo che li tiene in ostaggio,
ma da oggi han deciso
di farsi coraggio
perchè non ci sia
un'altra strage di maggio,
per uscire ci vuole
cultura e coraggio
cultura di pace,
coraggio di guerra,
il coraggio di vivere
su questa terra
e di vincere qui questa
nostra battaglia,
perché quando nel mondo
si parli d'Italia
non si dica soltanto la
mafia, i mafiosi,
perché oggi è per
questo che siamo famosi,
ma l'Italia è anche
un'altra,
la gente lo grida:
i ragazzi son pronti
per vincere la sfida.
Non bisogna stupirsi delle parole intercettate,
della crudezza di alcune espressioni e similitudini, ma bisogna chiedersi come
sia stato possibile ciò che accaduto nel carcere milanese di Opera alle 9.30 del 16 novembre
2013, quando durante la cosiddetta “ora di socialità”, il boss
mafioso Totò Riina è riuscito a dialogare tranquillamente con il boss della
Sacra Corona Unita, Alberto Lo Russo, sicuramente non delle condizioni meteoclimatiche o della prelibatezza
del menù giornaliero.