mercoledì 22 gennaio 2014

RiPensa_Menti


Accade che l’attenzione nel contemplare e nell’apprezzare la “Bellezza” dell’Arte, sia distolta dalla cacofonica voce, intrisa di laconica cadenza dialettale, che sbandiera gli ammonimenti del leone in gabbia, della belva ferita che conscia di aver perso il regno ed i sudditi, prova con le sue dichiarazioni, assimilabili a ordini o direttive, a scuotere gli impauriti affiliati.
Trova la parola e parla, ribadendo a chi non lo ricordasse chi è il capo, o meglio chi è il capo dei capi.
Parole che stridono con la Bellezza di ciò che stavo osservando, la mia Terra.
Parole pensate ed indirizzate a chi le dovrà ascoltare.
Facendo proprie le parole di Fabrizio Moro, è utile esprimere l’orgoglio della propria appartenenza, che è la vera sicilianità, valore inestimabile, deturpato dall’inappropriatezza di chi non rispetta la propria terra ed i propri corregionali.




Pensa (Fabrizio Moro)
Ci sono stati uomini che hanno scritto pagine
Appunti di una vita dal valore inestimabile
Insostituibili perché hanno denunciato
il più corrotto dei sistemi troppo spesso ignorato
Uomini o angeli mandati sulla terra per combattere una guerra
di faide e di famiglie sparse come tante biglie
su un isola di sangue che fra tante meraviglie
fra limoni e fra conchiglie... massacra figli e figlie
di una generazione costretta a non guardare
a parlare a bassa voce a spegnere la luce
a commentare in pace ogni pallottola nell'aria
ogni cadavere in un fosso
Ci sono stati uomini che passo dopo passo
hanno lasciato un segno con coraggio e con impegno
con dedizione contro un'istituzione organizzata
cosa nostra... cosa vostra... cos'è vostro?
è nostra... la libertà di dire
che gli occhi sono fatti per guardare
La bocca per parlare le orecchie ascoltano...
Non solo musica non solo musica
La testa si gira e aggiusta la mira ragiona
A volte condanna a volte perdona
Semplicemente
Pensa prima di sparare
Pensa prima di dire e di giudicare prova a pensare
Pensa che puoi decidere tu
Resta un attimo soltanto un attimo di più
Con la testa fra le mani
Ci sono stati uomini che sono morti giovani
Ma consapevoli che le loro idee
Sarebbero rimaste nei secoli come parole iperbole
Intatte e reali come piccoli miracoli
Idee di uguaglianza idee di educazione
Contro ogni uomo che eserciti oppressione
Contro ogni suo simile contro chi è più debole
Contro chi sotterra la coscienza nel cemento
Pensa prima di sparare
Pensa prima di dire e di giudicare prova a pensare
Pensa che puoi decidere tu
Resta un attimo soltanto un attimo di più
Con la testa fra le mani
Ci sono stati uomini che hanno continuato
Nonostante intorno fosse [tutto bruciato)
Perché in fondo questa vita non ha significato
Se hai paura di una bomba o di un fucile puntato
Gli uomini passano e passa una canzone
Ma nessuno potrà fermare mai la convinzione
Che la giustizia no... non è solo un'illusione
Pensa prima di sparare
Pensa prima dì dire e di giudicare prova a pensare
Pensa che puoi decidere tu
Resta un attimo soltanto un attimo di più
Con la testa fra le mani
Pensa.



Ed è perché penso che ti chiedo e mi chiedo:
«Allora dimmi se tu sai contare,
dimmi se sai anche camminare,
contare, camminare insieme a cantare
la storia di Peppino e degli amici siciliani..
Allora.. 1,2,3,4,5,10,100 passi!..
1,2,3,4,5,10,100 passi!..
1,2,3,4,5,10,100 passi!..
1,2,3,4,5,10,100 passi!» (I Cento Passi, Modena City Ramblers).

Tra mille difficoltà un Popolo risorge, un alito, se unito ad altri 1,2,3,4,5,10,100, mille può diventare un ciclone e spazzare il velo di tristezza che offusca questa Terra, opprimendone sviluppo ed opportunità.
Non ci sono più struzzi, la testa ormai è fuori dalla sabbia, continuare ad essere Noi stessi è un diritto e un dovere che dobbiamo tributare, con orgoglio, ai nostri Figli, perché la nostra Storia è racchiusa in queste parole:

Cuore (Jovanotti)
Migliaia di ragazzi in piazza a Palermo
un saluto alla bara del giudice Falcone,
hanno bisogno di una risposta.
Hanno bisogno di protezione.
I ragazzi son stanchi dei boss al potere;
i ragazzi non possono stare a vedere,
la terra sulla quale crescerà il loro frutto bruciato
ed ad ogni loro ideale distrutto.
I ragazzi denunciano chiunque acconsenta
col proprio silenzio un'azione violenta.
I ragazzi son stanchi e sono nervosi,
in nome di Dio a fanculo i mafiosi.
I ragazzi denunciano chi guida lo stato
per non essersi mai abbastanza impegnato,
a creare una via per chi vuole operare,
senza esser costretto per forza a rubare,
per creare una via per gli uomini onesti,
per dare ai bambini valori robusti
che non crollino appena si arriva ai 18,
accorgendosi che questo mondo è corrotto.
I ragazzi non credono ad una parola
di quello che oggi c'insegna la scuola.
I ragazzi diffidano di ogni proposta
non stanno cercando nessuna risposta,
ma fatti, giustizia, rigore morale
da parte di chi calza questo stivale.
I ragazzi hanno il tempo che li tiene in ostaggio,
ma da oggi han deciso di farsi coraggio
perchè non ci sia un'altra strage di maggio,
per uscire ci vuole cultura e coraggio
cultura di pace, coraggio di guerra,
il coraggio di vivere su questa terra
e di vincere qui questa nostra battaglia,
perché quando nel mondo si parli d'Italia
non si dica soltanto la mafia, i mafiosi,
perché oggi è per questo che siamo famosi,
ma l'Italia è anche un'altra,
la gente lo grida:
i ragazzi son pronti per vincere la sfida.

Non bisogna stupirsi delle parole intercettate, della crudezza di alcune espressioni e similitudini, ma bisogna chiedersi come sia stato possibile ciò che accaduto nel carcere milanese di Opera alle 9.30 del 16 novembre 2013, quando durante la cosiddetta “ora di socialità”, il boss mafioso Totò Riina è riuscito a dialogare tranquillamente con il boss della Sacra Corona Unita, Alberto Lo Russo, sicuramente non delle condizioni meteoclimatiche o della prelibatezza del menù giornaliero.